Una riflessione sul femminismo italiano

Una riflessione sul femminismo italiano e quello che non mi convince sul discorso circa la lotta femminile in Iran. C'è una parte del femminismo italiano che non riesce a uscire da una posizione orientalista e fondamentalmente de-stronza riguardo i movimenti riformisti e le spinte emancipatorie nel cosiddetto mondo arabo-islamico. Il frame che si è imposto è di destra, noi vs loro, occidente libero e moderno vs oriente oppressivo e barbaro. Non ultimo, il senso di superiorità con cui alcune autoproclamate leader femministe e presunte esperte di islam-mondo arabo parlano del femminismo altrui. 
Qui bisognerebbe aprire una parentesi su come collocare l'Iran in questo "mondo arabo" che non esiste se non nelle nostre teste, e sulla realtà complessa e composita dal punto di vista etnico-religioso-culturale del cosiddetto medioriente, ma poi medio oriente rispetto a chi?. Insomma, il femminismo di queste signore qui lava più bianco.

Segue una riflessione di quasi un anno fa, ma ancora valida.

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Argomento in voga nel femminismo italico-proviciale è la lotta femminista in Iran.

Nella quasi totalità dei casi le persone che parlano di Iran non ci hanno mai messo piede, lo conoscono solo perché hanno visto Persepolis di Marjane Satrapi, e per loro equivale a un dottorato in iranologia.
La lotta delle donne iraniane non interessa di per sé, è solo un esempio che si lancia per dire fondamentalmente due cose: pietà - nell’accezione più bassa - verso di esse; lo spauracchio del selvaggio islamico. Orientalismo, se vogliamo essere accademici, ma io voglio essere proprio terra terra invece.
Le iraniane sono simpatiche solo in veste di bestioline esotiche che vogliono assomigliarci. Tutto gira intorno al velo, vera e propria ossessione di questi ultimi anni. La somiglianza è sulla base dell'abbigliamento: tanto più simile a quello europeo, tanto più europea e quindi "amica" sarà l'iraniana di turno. Iraniane preferibilmente che acquistano marchi stranieri, anche marchi importanti come Gucci e Prada, che non indossano abiti tradizionali (senza però pensare al fatto che ad acquistare marchi stranieri e costosi sono solo i ricchi borghesi non di certo la proletaria, ma poco importa al discorso italiano). 
Non stanno più simpatiche e non smuovono neanche un moto di sorellanza se osano dire “noi siamo per la libera scelta, chi vuole mettere il velo lo metta, altrimenti nada”. No. L’unica scelta accettata è quella di fare il NOSTRO percorso. Ti devi togliere il velo e mettere la minigonna, altrimenti sei contro le donne tutte, sei succube del patriarcato e devi essere educata. A cosa? Al femminismo europeo.
Alcuni femminismi soffrono della stessa malattia che vogliono combattere: il modello unico femminile. Con sicumera e paternalismo, ecco le paladine dei capelli al vento applaudire alle iraniane sulle cabine elettriche con il velo sullo stecco*. Eccole invece scagliarsi con altri femminismi che non le assomigliano: i riformismi islamici, le emancipate stralaureate e lavori di prestigio ma che si identificano culturalmente al mondo islamico e indossano il velo. Poco importa che sia stata una libera scelta. "Non esiste una libera scelta di mettere il velo, se lo fai è perché hai il patriarcato dentro, hai interiorizzato la tua oppressione." - così parlò il femminismo europeo.

Per farla breve, se non segui il percorso del femminismo europeo, non sei femminista.
Le donne europee non mettono il velo e se tu lo metti non sei femminista, sei contro di noi e noi ti dobbiamo educare bestiolina del deserto.
Invece, dovremmo metterci di lato e guardare quale strade troveranno per loro stesse le iraniane, le egiziane, le tunisine e così via. Strade che noi non abbiamo percorso, e forse che non percorreremmo lo stesso, ma non meno valido. Un mondo femminile altro e prismatico, come è il mondo femminile, se solo permettessimo di esprimersi.
Allora sì, troveremmo il modo di uscire dagli schemi che ci opprimo, e ne usciremmo insieme, ognuno a modo proprio, invece di accapigliarci perché si ha la verità in tasca e ci si vuole trascinare le altre a costo di lasciare tutte indietro. 
E adesso vai con la lapidazione. Lo so che non volete sentirvelo dire, ma è così. Stateci.



* Nel dicembre 2017 circa, alcune donne si sono tolte il velo e lo hanno appeso a un bastone sventolandolo come una bandiera. Il giorno prescelto era il mercoledì e il colore del velo il bianco, per questo motivo la protesta è stata chiamata "mercoledì bianco".


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