In viaggio tra la Russia e l'Iran
Oggi vi porto in viaggio tra la Russia e l'Iran.
L’etichette Europa, Russia, Asia, Medioriente, sono tutte
etichette che servono a inquadrare solo in modo sfocato ciò di cui si sta
parlando.
La Russia come l’Iran sono “geograficamente” percepite dalla
gente così: la Russia con Europa o Asia, a seconda delle idee politiche, l’Iran
con il Medioriente, quando in realtà non è né Medioriente né Asia come viene
intesa in generale (Cina, Giappone).
Facciamo un po’ d’ordine. La Russia si estende tra l’Europa
e l’Asia, la Russia sovietica inglobava paesi “mediorientaleggianti” quali
Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan,
Uzbekistan, e ha tentato di prendersi anche l’Afghanistan.
L’Iran è ufficialmente in Asia, anche se si trova a metà tra
l’estremo oriente e il Medioriente. Non è asiatico come la Cina, non è arabo.
In Iran si parla persiano (farsi), lingua indoeuropea tanto quanto l’italiano,
è un paese a maggioranza musulmana ma della minoranza shiita…questo lo rende un
paese assolutamente affascinante.
Cosa collega la Russia all’Iran? La politica? La storia? Si,
anche. Ma questo non è un blog di politica dura e pura, e neanche di storia
pura pura.
Parliamo di cinema e musica!
La Russia non ha mai assorbito fino in fondo le culture di
quei paesi che fanno oggi parte delle repubbliche ex sovietiche. Ma il cinema
sovietico è legato indissolubilmente a registi “non russi”.
Un regista poco famoso in Italia è Rustam Khamdamov (Рустам Хамдамов), regista uzbeko.
Il film
“schiava d’amore” di Nikita Mikhalkov. (Раба любви / Никита Михалков).
Questo film è ispirato e in alcune scene ripreso dall’incompiuto lavoro di
Khamdamov “una gioia inaspettata” del 1974 (Нечаянные
радости).
I link seguenti vi portano sugli
spezzoni del film incompiuto.
Soprattutto la prima parte di questo film riprendono lo
stile di un altro registra, questa volta, genio indiscusso del cinema
internazionale: Sergej Paradžanov (Сергей
Параджанов), regista armeno.
Il capolavoro di Paradžanov (o Paradjanov, a seconda delle
traslitterazioni) è “il colore del melograno” del 1968, film conosciuto anche
come Sayat Nova. (Цвет граната / Саят-Нова). Il film è il lingua armena.
La storia è la rivisitazione
in chiave surrealista della vita del menestrello, poeta e monaco armeno del
1700 Sayat Nova. Le opere di Nova sono in
lingua azera, persiana e georgiana.
Un altro film di Paradjanov è
“Ashik Kerib” film del 1988 in lingua azera. Ashik Kerib è tratto dal racconto
omonimo di Lermontov.
Nel film sono visibili elementi
della cultura azera (oltre all’attrice Sofiko Chiaureli già protagonista ne “il
colore del melograno”).
La storia è molto semplice,
Ashik Kerib vuole sposare una donna troppo ricca per lui. Ha 1001 giorni per
guadagnare una fortuna e sposare la sua bella. Notare il numero 1001…
Questo film mostra gli abiti,
gli strumenti, la cultura azera (come il precedente faceva con la cultura
armena).
Ashik, in persiano
عاشیق, è il menestrello, il cantastorie e le canzoni sono rigorosamente
d’amore. Questa figura è conosciuta in Azerbaijan, in Iran e in Turchia.
Due strumenti non possono
mancare alla musica mediorientale, o forse sarebbe meglio dire caucasica, è la Kamatcha o Kamancheh, in persiano کمانچه.
La parola è composta da Kaman, palla, e
il diminutivo –che. Piccola palla. Infatti è uno strumento come un grande
violino. Il suono di questo sturmento è inconfondibile e uno dei principali
strumenti della musica tradizionale persiana.
E con questo conclude: l’ultimo stumento
è il duduk. Dall’aspetto più simile ad un
flauto ma con la tonalità più vicina al clarinetto, questo strumento è,
secondo me, IL suono della musica mediorientale.
Il nome deriva da una parola turca che
significa “tubo d’albicocco”, perchè il legno usato è quello dell’albero
d’albicocche.
Se volete ascoltare il duduk più famose
del mondo, cercate Dijavan Gasparyan.
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