L’Iran dal mio punto di vista: storia, film, musica
L’Iran per me è sempre stato
qualcosa di più che gatti e tappeti. Mi è sempre piaciuta la storia, ho
tantissimi libri di storia, e storia dell’Europa orientale è la materia in cui
mi sono laureata alla triennale. La storia mi ha sempre affascinato, così come
i documentari storici. Non saprei dire quando e quanti documentari ho visto
riguardanti l’Iran, ma da quando ho memoria so delle rivoluzione, della guerra
tra Iran e Iraq, chi sono e soprattutto dov’è l’Iran sulla carta geografica. Il
dove oggi è una nozione da non sottovalutare.
Ho sempre ritenuto l’Iran un
paese evoluto e di gente molto migliore di noi, più colti e più educati, però
ho sempre avuto un groppo in gola pensando allo scempio che ne è stato fatto
con la rivoluzione, con la guerra, l’embargo, Ahmadinejad.
Non voglio entrare in questioni
politiche. Una cosa che assolutamente non voglio fare è parlare di politica,
almeno in modo diretto. La letteratura è politica. E qui si parla anche di
letteratura. Il mio passaporto ha già due timbri che non si vogliono proprio
bene e forse un giorno arriverà il terzo timbro della discordia: Usa, Russia,
Iran. Facciamoci una risata, meglio.
Un libro che ho amato e che amo,
un libro che parla di libri, niente di meglio per me. “Leggere Lolita a
Tehran”, di Azar Nafisi, Adelphi editore. Il libro è un turbinio di
ricordi, di storie di studentesse e studenti, di vita quotidiana, di politica,
ma soprattutto d’amore per la letteratura. Letteratura come esistenza e
resistenza.
Un altro libro che ho letto di
recente, ma non è particolarmente piaciuto, è “la donna che leggeva troppo”,
di Bahiyyih Nakhjavani, Bur. La storia è della poetessa di Qazvin, Tahirih
Qurratu’l-Ayn, capo di un movimento religioso Baha’i considerato eretico, (i seguaci
si chiamano Babi). Ma questo è solo un dettaglio, il libro parla di tutte le
persone che gravitavano introno a questa poetessa. Libro un po’ lento.
Oltre ai documentari di Rai
Storia, sono stati trasmessi un docu-film e un cortometraggio. Il docu-film rispettivamente
“The Queen and I” di Nahid Persson, su Farah Diba e l’esilio. Due donne
diametralmente diverse che sono rappresentando due aspetti dell’Iran pre e
post-rivoluzionario: una, la regina ricca e lontana (?) dalla vita quotidiana
delle persone, l’altra, un’ex comunista povera e fuggiasca, ma entrambe in
esilio e infelici.
Il cortometraggio è “Offside”
di Jafar Panahi, su un gruppo di ragazze che vuole vedere una partita di calcio
ma vengono fatte entrare allo stadio proprio perché ragazze. Questo non sono
riuscita a finirlo di vedere, se qualcuno sa come va a finire me lo dica.
Devo confessare che sul cinema
iraniano non sono ferrata. Invece, sulla musica pop dell’immigrazione (come si
direbbe per la letteratura russa sovietica), sono più informata. Il mio azizam
mi prende in giro, ma io mi diverto tantissimo.
Per me il sommo poeta nonché fonte
di infinite risate è Shahram Shabpareh, che dobbiamo ringraziare tutti i
giorni per averci fatto incontrare, hai capito amore mio?
Shahram Shabpareh l’ho scoperto
per caso su YouTube mentre cercavo Alla Pugacheva! Non c’entrava niente, ma a
me il medi oriente mi ha sempre affascinato. Così ho cliccato e sono entrata
nel mondo delle burle su Shahram, conosciuto come Ascanio.
Grazie a lui sto migliorando la
mia pronuncia e comprensione del persiano, giuro, funziona. Mica mi può bastare
il corso “Farsi Asan”! E come dice joone delam, meglio Shahram che un
gruppo metal inferocito che mi insegna tutte parolacce…quello è compito suo!
Tesoro mi ha fatto su misura una
maglietta di Shahram in Iran e me l’ha portata come souvenir. Questi si che
sono diamanti per me!
Inutile dire che tutti i video
parodia che sono stati fatti delle sue canzoni sono diventati per me dei
tormentoni, con cui ho contagiato le persone che mi sono accanto. Oramai è un
tic verbale oltre che un meme da mandare su Whatsapp per ogni evenienza.
Tu non mollerai il passeggin è la frase del
secolo.
Shahram l’ho anche ringraziato
nella mia tesi magistrale. E come non farlo del resto!
Tornando seri per un momento, mi
rendo conto che l’immagine dell’Iran è difficile da inquadrare con le solite
etichette. La maggioranza delle persone credo sia estremamente influenzata
dalle immagine della rivoluzione. Come se il tempo si fosse fermato a quello.
Invece il tempo è andato avanti. Se da una parte i media ci mostrano esecuzioni
in pubblica piazza, c’è anche un altro Iran, forse più moderno di noi. Se da
una parte la prima faccia che ti viene in mente è Khomeini, o Ahmadinejad, dall’altro
c’è tanta gente come Shahram che ha sempre il sorriso e che non fa la guerra e
neanche il terrorista.
Bisogna staccare una volta per tutte
le persone dalla politica e questo gli italiani dovrebbero saperlo bene.
Un documentario che mi è stato consigliato e che consiglio anche
a voi è questo:
Behind the Rhetoric: The Real
Iran
https://www.youtube.com/watch?v=B2Cbh0imjJo
Ciao, ho scoperto per caso il tuo blog, che mi accingo a leggere a partire da questo post!! era da tempo che cercavo un lavoro ben fatto come il tuo... non vedo l'ora di leggerti!!! :-) grazie!!
RispondiEliminaPS. Il film "offside" finisce alla fine della partita (che vincerà l'iran). Le ragazze non entreranno mai nello stadio. Saranno riaccompagnate a casa con un furgoncino guidato da una guardia. il furgoncino resterà bloccato nel traffico per i festeggiamenti in strada. Nessun colpo di scena.
Grazie del tuo commento, è molto apprezzato!
EliminaMic