Di poligamia e doppia morale. Un caso sovietico.

La questione dell’integrazione delle popolazioni di fede musulmana è stata affrontata anche in epoca sovietica.

Un estratto del problema della condizione femminile, della poligamia e della doppia morale nel partito Bolscevico.

Per i non addetti ai lavori, “Zhenotdel” è una parola composta da “zhenskii” e “otdel”, ovvero il Ministero degli affari femminili. Oggi si chiamerebbe Ministero delle Pari Opportunità.

Due estratti dalla mia tesi in storia dell’Europa Orientale:

DONNE BOLSCEVICHE DA LENIN A STALIN: UNA RASSEGNA STORIOGRAFICA 


Relatore Silvio Pons.

Anno Accademico 2008-2009 


La riforma del diritto di famiglia è il 1918.
[…]
Vi è una differenza tra la popolazione sovietica di religione ortodossa e quella dell’Asia centrale di religione musulmana. Nonostante il regime prevedesse un’omogeneità tra le varie etnie, di fatto, le differenze culturali di base non potevano essere totalmente cancellate. Sia la Goldman che la Di Biagio sono concordi nel riportare lo scollamento tra etnie e tra ciò che veniva propagandato dal Partito e la pratica reale delle popolazioni. Nel saggio della Di Biagio viene ricostruito “l’atteggiamento bolscevico nei confronti della famiglia, attraverso un esame dei principali interventi, legislativi e politici, operati dalle autorità sovietiche negli anni Venti, tenendo conto della peculiare natura eurasiatica che la nuova Russia ereditò dall’impero zarista.”30 Esempio pratico della Di Biagio: i Kazachi e i Baschiri. Per i primi la legge coranica (shari’at) era la legge che regolava tutti gli aspetti della vita, per i secondi la tradizione, la consuetudine (‘adat) erano le basi fondamentali e solo superficialmente erano influenzati dal corano. Per entrambi predominava la famiglia patriarcale, l’importanza dell’ appartenenza a un clan, la centralità del padre che dirige la vita di figli ed è proprietario di sua moglie. Nel novembre del 1917 con un decreto Lenin rassicurava le popolazioni musulmane che il nuovo regime avrebbe avuto rispetto delle loro peculiarità. Ma questo si dovette scontrare con la realtà di queste popolazioni, infatti la Di Biagio scrive: “I bolscevichi non tardarono tuttavia a rendersi conto che l’Islam non poteva essere considerato semplicemente, al pari di ogni altra religione, una sopravvivenza del passato. Le sue differenze, in particolare rispetto alla religione ortodossa, erano sostanziali e gravide di implicazioni. Si trattava di una religione che non contemplava alcuna distinzione tra sfera temporale e sfera spirituale. Essa perciò tendeva a influenzare l’intera vita della massa dei credenti, pubblica come privata.”31 Non era perciò possibile stabilire una uniformità tra i popoli se vi erano tali resistenze. Il divorzio e le unioni di fatto divennero una questione estremamente spinosa dal punto di vista politico, ma il divorzio e le unioni di fatto divennero anche un vero strumento di vessazione per le donne. E’ emerso sia dagli studi della Goldman che della Di Biagio come la poligamia divenne una pratica molto diffusa, nonostante non fosse legale. Era una poligamia di fatto. La Goldman ne parla attraverso diversi casi pratici: un uomo sposa una donna, una moglie stagionale - era questo il termine usato - per un periodo, poi, l’abbandona per poter avere un’altra moglie attraverso il riconoscimento di questa nuova unione di fatto. La moglie “registrata” veniva abbandonata con i figli legittimi. Scrive la Di Biagio “In altre parole, la poligamia, considerata un reato nella parte asiatica, veniva di fatto ampiamente praticata in quella europea, diffusa persino tra i membri del partito e del governo, nella forma mascherata dell’unione di fatto.”32 Questo ovviamente aggravava la mancanza di uguaglianza e di diritti delle donne. Anche se lo Zhenotdel dal 1924 in poi si impegnò nella propaganda dei principi sovietici non riuscì mai a rendere davvero omogenee le popolazioni. Inoltre, il divorzio portò ad un incremento degli infanticidi da parte di donne abbandonate, oltre che ad allargare il già enorme numero di besprizornost’. In conclusione, sulla base degli studi condotti dagli storici, mentre il Partito si interrogava se introdurre la proibizione della poligamia anche nella parte europea, oltre che nella parte asiatica, la poligamia di fatto divenne una consuetudine comune, anche tra i membri del Partito. 
[…]

30 Anna Di Biagio, citazione dell’introduzione.
31 Anna Di Biagio, I Bolscevichi e la famiglia euroasiatica, rivista Passato e Presente n.57, 2000
32 Anna Di Biagio, I Bolscevichi e la famiglia euroasiatica, rivista Passato e Presente n.57, 2000

[…]
Le utopie rivoluzionarie erano state solo inizialmente messe in atto. Nel 1918, l’ordinamento giuridico consolidato venne cambiato per poter realizzare un nuovo paese. Venne così istituito il divorzio, vennero legalizzate le coppie di fatto e resi uguali figli legittimi e illegittimi. Inoltre, venne legalizzato l’aborto e resa possibile l’istruzione di massa, che per le donne significava poter avere quell’istruzione fino ad allora negata. Il lavoro divenne un valore fondante della nuova società e per le donne significava poter lavorare, guadagnare, emanciparsi, non dover più essere dipendenti dalle finanze di un uomo. Successivamente questi cambiamenti si rivelarono tuttavia solo transitori e non sufficientemente consolidati nella coscienza politica e sociale. 
Le autrici esaminate sostengono che di fatto tutte le misure per raggiungere l’uguaglianza fra uomo e donna, non vennero né perseguite con scrupolo, né vennero sanzionate tutte le violazioni dei diritti femminili. Inoltre, le misure adottate non erano state concepite scrupolosamente per poter evitare possibili squilibri. Ad esempio, il divorzio che poteva sembrare la possibilità per una donna di poter lasciare un marito violento o che non si amava più, divenne la possibilità per gli uomini di avere mogli stagionali ed essere poligami; oppure, l’accesso a professioni fino ad allora precluse alle donne non erano comunque di facile accesso, le condizioni erano dure e il salario inferiore a quello di un collega uomo. 
Tutte le battaglie che i Bolscevichi dovevano sostenere per l’attuazione di tutte le promesse fatte prima e durante la rivoluzione, furono tradite. A sostenerlo furono le stesse protagoniste della storia: la Kollontai e la Bosh. Lo stesso Zhenotdel ebbe una crisi d’identità. Il sentimento che ormai regnava nel dipartimento alla fine degli anni venti era quello dimissionario.  […]


Fonti Bibliografiche degli estratti:

B.E. Clements, Bolshevik Women, Cambridge Up, Cambridge 1997 

Anna Di Biagio, I Bolscevichi e la Famiglia Eurasiatica in “Passato e Presente”, XX (Settembre-Dicembre 2002), N.57

Wendy Z. Goldman, Women, the state & revolution, soviet family policy & social life, 1917- 1936, Cambridge University Press, Cambridge, 1993.

A. Posadskaya e altri (a cura di), Women in Russia a New Era in Russian Feminism, Verso, London, New York 1994 

Richard Stites, Revolutionary dreams, utopian vision and experimental life in the Russia revolution, Oxford University Press, New York, 1989.


E.A.Wood, The Baba and The Comrade, Gender and Politics in Revolutionary Russia, Indiana Up, Bloomington 1997 

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