Tehran - Bazaar



Il primo giorno a Tehran si è svolto al Bazaar. Il famoso Bazaar di Tehran, il luogo principale del commercio di tutto il paese. 

E’ un luogo enorme, pieno zeppo di gente, venditori, passanti, merci. Un posto se vogliamo anche un pò irreale. 

Si svolge dentro a dei portici che scendono sempre più giù. Fa freddo e bisogna coprirsi bene. Gli ingressi sono innumerevoli, come è innumerevole la fiumana che si accalca di qua e di là. 

Tehran è una città enorme e moderna. O meglio, che si sta ammodernando. Ogni palazzo è diverso da quello accanto. Uno dietro l’altro ci sono palazzi alti, bassi, di colori diversi, di diversi dettagli, vecchi, nuovi, tutti vicini. L’effetto è drammatico. Un mostrum di edificazione. Non è facile abituarsi. 

Le strade sono grandi e sempre trafficate. Il traffico è assurdo, anche lì, una fiumana di automobili si accalcano andando verso un qualcosa. Si sta per ore imbottigliati e ne puoi approfittare per chiacchierare o guardarti intorno. Dormire se sei dal lato passeggero.

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Io al Bazaar (Tehran)


Parla, ci sono novità? Questa cosa la sentirete spesso. Specialmente se è la vostra prima visita in Iran. Ti piace, ti trovi bene, che ne pensi, avevi aspettative? Sono domande che ti farà chiunque. Per motivi diversi (a voi decidere per quale motivo).

Dopo il Bazaar, una virata al ristorante lì vicino, Moslem (se non ricordo male), dove dalla finestra del secondo piano hai una panoramica dello spiazzo in cui si prega negli orari prescritti.

Le porzioni sono tutte, neanche a dirlo, bozorg. Io e Azizam ci prendiamo un mega kebab con riso. Il pomodoro scottato al fuoco esplode mentre cerco di dividerlo in due, schizzando Azizam terribilmente, ma lasciando incolume me.

Cercando di andare a prendere la metro, missione impossibile data la mole sproporzionata di avventori della metro, abbiamo passeggiato.

Qui ho constatato che il traffico è micidiale. Motori che sfrecciano sui marciapiedi, attraversare è un gioco pericoloso in cui chi schiva tutte le macchine arriva dall’altra parte, lo smog ti divora e i clacson (alla faccia della quiete millantata da Azizam) suonano incessanti. 


Nonostante presentato così Tehran sembra un inferno, e forse per i nostri canoni ecologici europei un pò lo è, l’Iran è un posto magico che mi manca già tanto.

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