Il Colonnello - Mahmoud Doulatabadi

Per il mio compleanno Azizam mi ha regalato questo libro:


Il Colonnello, Mahmoud Doulatabadi


Ne ho letto esattamente la metà in un pomeriggio, prima di cena. Era buio e pioveva.

Mi ha preso molto questa prima parte, la seconda un po' meno. Mentre leggevo mi veniva in mente un altro libro: “cent’anni di solitudine” di Marquez. 

In entrambi i libri, i personaggi del romanzo si mescolano ai personaggi storici del paese, in un vortice in cui i piani spazio-temporali collassano in un solo punto.

Gli eroi e gli antieroi della storia interagiscono con i personaggi del romanzo, si fondono si confondono tra di loro, mescolano la loro voce a quella dei personaggi del romanzo e alla voce dell’autore.

Il colonnello è un romanzo corale, in cui Doulatabadi si nasconde dietro alla voce, prima del colonnello (padre) e poi di Amir (il figlio). L’autore vero e proprio lo scorgiamo solo se prestiamo molta attenzione ai trucchi con cui si nasconde, come se si impossessasse dei suoi personaggi, per poi lasciarli subito dopo. 

Ogni personaggio rappresenta un momento della storia iraniana e il  loro carattere, oltre che il loro nome, è ben caratterizzato. 

Un esempio su tutti è Parvaneh. In persiano significa farfalla, ma anche il canarino di Parvaneh si chiama come lei. Un personaggio destinato “a volare” verso il suo destino. 

Vi propongo pochi estratti che, a mio giudizio, ho ritenuto più significativi della posizione politica del libro. 

“Ripensò a tutte le volte in cui Khezr Javid, con il suo nasone e gli occhi a forma di pisello, era comparso nella sua vita, dalla prima visita in prigione fino a quel momento: gli venne in mente quel poeta che, con voce da cappone, stava fuori dal carcere a cantare le lodi della rivoluzione; pensò al pescatore che fumava Oshnu Speciali al posto della colazione, allo sguardo del capo di partito quarantenne che spediva giovani al mattatoio della guerra; e infine… pensò a se stesso, all’ombra di se stesso e quelli come lui. Si sforzò di mettere da parte i pensieri che lo distraevano e di concentrati sui momenti cruciali, come quando i cancelli delle prigioni erano stati aperti: dov’era Khezr Javid allora, da che parte della barricata stava? Gli sovvenne che, nel momento del ribaltone, Khezr Javid si era defilato, ma che era poi ricomparso presto, appena era divenuto conveniente farlo. Non con gli stessi panni, certo, con quelli opposti.” pag. 78-79

Khezr Javid è un personaggio che rappresenta i voltagabbana del potere, le persone che saltano sul carro del vincitore, servi e schiavi del potente di turno.

“Una paura storica? L’umanità vive in stato di timore permanente, non riesce a trovare pace, senza mai sapere perché…finchè non muore. E invece di portarsi questo senso di paura nella tomba, lo passa alla generazione successiva!” pag. 145

“Non c’è spazio per i dubbio nell’area della storia e della rivoluzione, papà! […]. Dobbiamo continuare ad avere speranza, padre, un uomo senza speranza è come un insetto, una creatura priva di cervello e di prospettive. Un essere umano senza prospettive può solo regredire. I prigione eravamo tutti concordi sul fatto che chi non prende posizione non ha onore.” pag. 152-153

Amir un giovane comunista oppositore dello Shah Pahlavi e incarcerato dai Pasdaran della rivoluzione.

“Se coloro i quali verrano si prenderanno la briga di giudicare il passato, diranno: i nostri padri erano uomini arditi e potenti, sacrificati alle grandi bugie nella quali hanno caparbiamente creduto e hanno propagandato. E quando hanno cominciato a dubitare, era troppo tardi, e le loro teste erano già cadute. I mercanti nel bazar, gli uomini d’affari e i trafficanti converranno che potremmo essere tutti felici se solo sapessimo sceglierci dei governanti che non divengano i nostri carnefici.” pag. 183

E questo rende tristemente molto simile l’Iran all’Italia.

Vi invito a leggere questo libro che è tutt’ora inedito in Iran poiché all’indice dal regime, ma tradotto in tedesco, inglese e italiano.

Abbiamo questo privilegio, leggiamolo.



Mahmoud Doulatabadi, Il Colonnello, Cargo Editore, 2011. Traduzione di Anna Vanzan

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