Racconti del decadentismo russo



Ho appena finito di leggere “racconti del decadentismo russo”, curato e tradotto da Ugo Persi (Pierluigi Lubrina Editore). E’ una raccolta di racconti erotici di tre autori diversi: Kamenskij, Sologub, Brjusov.

Questo libro l’ho comprato principalmente per Sologub, scrittore che mi piace tantissimo e di cui ho letto alcune opere. Non avrei mai creduto invece di innamorarmi così di Brjusov. “Le ultime pagine del diario di una donna” è un racconto che mi ha colpito profondamente. Intenso. L’autore ha descritto in modo così vivido, così reale, senza censure, l’animo della protagonista.

Talija, la protagonista, è una giovane vedova con diversi amanti, due dei quali fissi e suoi aspiranti mariti. Passioni, intrighi, un delitto, tanto sesso e una vocazione alla libertà sessuale e sociale.

Anche se Talija, in realtà, non è in grado di avere sentimenti complessi. E’ un personaggio molto “piccolo”, che fa quello che fa per il gusto di farlo, distrattamente. La vita le passa davanti e lei è incapace di prendere una decisione consapevole. Si lascia andare agli istinti guidata dal momento. E’ una donna vuota. Peccato. Sarebbe stato bello leggere di una donna libera dalle gabbie.

Non per questo apprezzo di meno il racconto, anzi.

Due frasi mi hanno particolarmente colpito e non necessariamente perché legate alla storia.

“La buona educazione consiste nel non distinguersi in nulla dagli altri” (pag.118)

La protagonista ammonisce l’amante che getta e calpesta un libro:

“Impara, il primo segno che distingue la persona educata è il rispetto per i libri” (pag. 141)

Della prima frase mi ha colpito il conformismo come assicurazione sulla tranquillità. Se non ti distingui, nessuno ti nota. Il conformismo è una cosa che mi ha sempre dato l’orticaria, mi soffoca solo dirlo. Come si fa a volersi mimetizzare tra la gente come un camaleonte e cambiare pelle in base all’ambiente, ma non per avvicinarsi a qualcosa o a qualcuno, ma solo per far parte di ciò che sta intorno. Senza farsi una domanda. Così, perché è così che sembra vadano le cose. Che noia!

Della seconda, amo questa difesa del libro. Serve, quanto serve oggi difendere i libri e la letteratura. I libri ti salvano la vita. Ma ci sarebbe da aprire un argomento che può riempire enciclopedie senza venirne a capo: quali libri? Cos’è la letteratura e cosa non lo è?

Meglio evitare di schierarsi prima che piovano pomodori. Il cibo non si spreca.

Un altro argomento che emerge dal libro, sia in “le ultime pagine del diario di una donna” di Brjusov, che in “donna” di Kamenskij, è il tema dell’omosessualità. L’omosessualità come sfumatura della sessualità e non come perversione. Non male per due racconti scritti all’inizio del ‘900. Nel primo racconto, la protagonista dopo peripezie sessuali con uomini diversi (la protagonista sperimenta anche la prostituzione) alla fine si concede all’omosessualità incestuosa con la sorella. Nel secondo racconto, il protagonista si veste da donna e sperimenta la dualità identitaria sessuale e dentro di sé, ma anche dentro ognuno di noi.

Come del resto la filosofia orientale ci dovrebbe già aver insegnato, in ognuno di noi c’è un po’ di uomo e un po’ di donna. È la cultura “occidentale”, manicheista, che divide tutto in due e che impedisce l’accettazione dell’esistenza di una dualità, sia nelle persone che nella vita stessa. Non è tutto bianco o nero. La sessualità dell’uomo e della donna, sono una convenzione sociale, culturale, non un dato di fatto assoluto e immutabile, totemico.

L’ultimo argomento di cui vorrei parlare è la questione della schiavitù nella società russa. Kamenskij scrive nel racconto “Leda”:

“La Russia è il paese della secolare schiavitù, della schiavitù elevata a culto. In Russia tutto è impregnato di autocrazia. Cielo autocratico, nuvole autocratiche….senta dottore […] mi dica un po’ se ad un organismo sano viene inoculata sistematicamente la schiavitù, dopo quanti anni lo si può considerare definitivamente intossicato? Dopo cinquecento, dopo mille anni?” (pag.28).

Chi conosce la storia russa sa che la servitù della gleba è stata abolita solo nel 1861, anche se non significava una reale liberazione. Solo la rivoluzione d’ottobre l’ha effettivamente eliminata, anche se questa affermazione è da prendere con le molle. Il tema è molto più complesso di così. Ma la schiavitù, intesa come assenza di libertà in senso lato, in Russia non è mai finita. I bolscevichi non aveva liberato il popolo dallo tsar costituendo un paese democratico, è stato solo il passaggio da un autocrate all’altro.

Oggi possiamo vedere uno dei tanti tsar della Russia, Putin, che continua a perseguire un ideale sovietico, panrusso e autocratico, che non prevede né democrazia né venti di pace.

Per finire, invito tutti a leggere questo libro che ci regala uno spaccato poco conosciuto della letteratura russa.

Commenti

  1. ciao Mic, sembra un bel libro. Sono anch'io nella schiera degli appassionati di letteratura russa..! A me interesserebbe approfondire Brjusov, e sono curioso di sapere quali racconti suoi hai trovato nella raccolta e se ti sono piaciuti.. Приятного чтения! poka!

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    1. Ciao Iskra, in questa raccolta c'è solo il racconto di cui parlo. Se riesci a trovare questa racconta, ti consiglio di acquistarla comunque, senza esitazioni.

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