Dostoevskij – Zapiski iz podpol’ja / Записки из подполья
Quest’opera è conosciuta come “memorie dal sottosuolo”, ma conosciuta anche come “ricordi dal sottosuolo”.
Non starò qui a dire quanto Dostoevskij sia straordinario,
si, sia, al presente.
Quest’opera si presenta come un libricino piccolo piccolo,
ma contiene le riflessioni più profonde e sofferte che Dostoevskij ha fatto
sull’essere umano.
Per chi non lo conosce, brevemente, il protagonista è un
uomo di circa quarant’anni, profondamente infelice, corroso dall’odio, dal
disprezzo verso se stesso e gli altri, bisognoso di rivalsa e di vendetta. “Io sono solo, e loro sono tutti.” (pag.62)
Non svelo altro.
È un libro complicato, che fa male, perciò, se volete
leggerlo, fatelo preparati.
Definibile o no con il processo stilistico dello skaz,
(esiste o no questo skaz?), le riflessioni dell’uomo del sottosuolo sono un
diario che si rivolge ai lettori, negando di essere diretto ad essi. Il tutto
si chiude con un narratore esterno che afferma che le memorie che noi leggiamo
sono solo una parte e che l’uomo del sottosuolo continua a scrivere.
Se lasciamo da parte lo stile perché ci abbiamo fatto un
corso intero di letteratura russa sullo skaz, riprendere quel discorso,
francamente, non mi va, quest’opera è il sunto del “credo” di Dostoevskij:
“…se qualcuno mi provasse che Cristo è fuori dalla verità, e se la verità fosse realmente fuori di Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità…”
“…se qualcuno mi provasse che Cristo è fuori dalla verità, e se la verità fosse realmente fuori di Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità…”
L’uomo del sottosuolo rifiuta la socialità e la Ragione, il
razionalismo, la fede cieca nella scienza e nella tecnica.L’uomo di cui si parla
è senza speranza nella società e nel futuro, che cova odio e risentimento, che
fa sogni di gloria, ma è perennemente affetto dall’impotenza e dall’inazione. In
un momento in cui si sarebbe potuto salvare da questo sottosuolo grazie al
sacrificio del Salvatore (incarnato da un’altra creatura battuta, vinta,
perdente), l’uomo del sottosuolo sceglie invece la via della sopraffazione e
del dominio. Non c’è salvezza senza amore, e questo amore non è un amore
terreno, ma è l’agape.
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